Senza solfiti aggiunti

Il “Parco Storico” e “la Lia” da sempre ospitano le libellule, insetti dall’origine antichissima simbolo di libertà, equilibrio e purezza.

Siamo tornati al vino delle origini: lavorazioni minime, senza l’aggiunta di solfiti e di altre innovazioni dell’enologia più recente. Purtroppo i solfiti hanno enormi effetti negativi che superano, e di molto, i benefici: interferiscono con gli autentici profumi ed il gusto dei vini; rallentano la maturazione degli aromi; aggrediscono le papille olfattive e gustative rovinando l’assaggio e lasciando un retrogusto amaro; possono causare reazioni allergiche o di intolleranza. I vini di alta qualità, come i nostri, sono migliori se prodotti senza il loro utilizzo perché hanno profumi più autentici, sono più piacevoli in bocca e sono più digeribili.

Ma quanto durano questi vini?

Da uno a due anni in base alla varietà. Hai tutto il tempo di gustarli prima.
NON ESISTONO VINI SENZA SOLFITI
Durante la fermentazione i lieviti producono solfiti anche se in dosi generalmente molto inferiori a quelle aggiunte dall’enologo. Dunque, se anche quest’ultimo decidesse di non aggiungerne una piccola quantità nel vino ce ne sarà ugualmente. L’abilità sta nel creare le condizioni (igiene dell’uve e nella cantina, tempi e temperature di vinificazione, selezione di lieviti poco produttori di solfiti, etc) per le quali se ne formi la minor quantità possibile. In etichetta trovi spesso l’indicazione “contiene solfiti”. Non sui nostri. Perché?
La legge obbliga ad inserirla se la quantità complessiva di solfiti presente in bottiglia (aggiunti + spontanei) supera i 10 mg/litri (quantità peraltro molto bassa!). Le dosi abitualmente aggiunte dagli enologi durante le varie fasi di lavoro sono di solito superiori a 100 mg/litro. È comunque vietata la vendita di vini che ne contengano oltre 250 mg/lt perché oltre questa dose sono notevolmente dannosi alla salute. Su tutti i nostri 5 vini bianchi e vini rossi senza solfiti aggiunti siamo di molto al di sotto dei 10 mg/lt: ecco perché non dobbiamo inserire questa indicazione in etichetta.
Lo stesso lievito produce diverse quantità in base alle condizioni in cui è costretto a riprodursi: uve poco sane, temperature di fermentazione sbagliate, una scarsa igiene in cantina sono alcune delle condizioni che aiutano i lieviti a produrre più solfiti. Ecco perché alcuni produttori sono così ossessionati dalla pulizia e dai tempi di lavorazione delle uve e dei mosti. La scelta del tappo è essenziale per preservare la qualità del vino dopo l’imbottigliamento. Il tappo di sughero è una pessima soluzione perché può essere causa di cattivi odori, ha un enorme impatto ambientale ed è fonte costante di ossidazione. Ecco perché abbiamo scelto per i vini fermi il tappo in alluminio: minor passaggio di ossigeno, nessun cattivo odore ed è riciclabile all’infinito senza scarti.

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